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Il voltafaccia dei Cinque Stelle al Senato

Il voltafaccia dei Cinque Stelle (dettato, com’è stato detto, da ragioni di «bassa cucina politica») era nel novero delle cose prevedibili. Ma, sia pure con vari distinguo, c’è una maggioranza in Parlamento a favore delle Unioni civili. Il disegno di legge sulle Unioni civili perciò andrà avanti ma, per quanto è consentito dalle circostanze, dentro un’intesa che eviti di sopravvalutare i comportamenti altrui e si risparmi gli scivoloni. After all, come direbbe Rossella O’Hara, tomorrow is another day.

Il punto politico è, tuttavia, sotto gli occhi di tutti. Dall’inizio degli anni Novanta, quando l’omosessualità era illegale in gran parte del mondo, l’Europa ha avviato un processo di riconoscimento dei diritti di gay e lesbiche, che nel giro di vent’anni ha portato al riconoscimento di unioni, matrimoni e adozioni in quasi tutti i Paesi dell’Unione europea, tranne in quelli di più recente adesione. Si è verificato una sorta di progressivo contagio, che ha fatto sì che, pian piano nell’arco di questi anni, i diritti di gay e lesbiche venissero riconosciuti in un numero sempre maggiore di Paesi. Quest’opera di contagio è stata, ovviamente, disomogenea nei tempi e nei modi, soprattutto per quello che riguarda la risposta politica che, in particolare nel nostro Paese, tarda ad arrivare perché è stata segnata da fortissime resistenze (il report presentato l’anno scorso dal think tank de iMIlle è ancora molto attuale e mostra quanto indietro sia stata la politica italiana rispetto alla società). E nella maggioranza dei casi – basta scorrere i 5.000 emendamenti della Lega Nord – l’opposizione alla legge Cirinnà non ha niente a che fare con la stepchild adoption.

Diceva Bertold Brecht che «quando l’ipocrisia comincia ad essere di pessima qualità è l’ora di cominciare a dire la verità». E la verità è che la stepchild adoption per molti è solo un pretesto. «Basta pensare – ha scritto molto efcacemente Francesco Costa nel suo blog (www.francescocosta.net) – che il primo Family Day, che portò in piazza molte più persone di quello di qualche settimana fa, fu indetto contro una proposta di legge moderatissima che non prevedeva la stepchild adoption». Il punto è che «per una fetta significativa dell’opinione pubblica italiana e dei suoi rappresentanti politici, il problema sono le persone omosessuali. La loro esistenza, innanzitutto, e quindi la loro legittima richiesta di parità di diritti a fronte della parità di doveri cui sono già sottoposti».

Diciamo le cose come stanno. Se nel nostro Paese la politica non riesce a svolgere quel ruolo di guida coraggiosa e lungimirante che dovrebbe avere, ma tende a reagire con lentezza e forti resistenze, aprendo un divario tra politica e società è per questo. Se L’Italia si trova nel paradosso di avere un livello di apertura e consapevolezza sociale al pari o vicina a quella dei Paesi più avanzati, come la Francia, l’Inghilterra e la Germania, ma un livello di risposta politico-istituzionale pari alla Polonia e all’Ungheria è per questo.

La giravolta politica del Movimento 5 Stelle ha impedito di procedere in modo spedito. Prendiamone atto. Ma resta il fatto che l’approvazione della legge sulle unioni civili, che segue faticosamente il suo iter dal luglio 2013, non è più rimandabile ed è possibile portarla a compimento «nella consapevolezza che non serve soltanto per adeguarsi agli standard europei, ma a costruire una società in cui le persone siano libere di esprimere loro stesse e di realizzare il proprio progetto di vita. Serve a costruire una società più libera e più felice». Appunto.

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