Sono ormai passati 27 anni dalla caduta del Muro di Berlino. È da allora che sono venute meno le ragioni del bicameralismo ripetitivo voluto dai Costituenti, in un processo segnato, più che negli altri Paesi, dalla Guerra fredda. Fu voluto dalla Costituente, infatti, un sistema di Governo debole perché nessuno schieramento politico potesse vincere fino in fondo e nessuno potesse essere tagliato fuori del tutto dal Governo; e un Parlamento lento e ripetitivo sarebbe stato un freno utile a sfiancare qualunque maggioranza uscita dalle urne.
La Guerra dei Trent’anni (1618-1648) fu una delle guerre più lunghe e devastanti della storia europea. Iniziata come una guerra tra gli stati protestanti e quelli cattolici nel frammentato Sacro Romano Impero, divenne progressivamente un conflitto generale che coinvolse la maggior parte delle grandi potenze europee, perdendo sempre di più la connotazione religiosa e collocandosi nella prosecuzione della rivalità franco- asburgica per l’egemonia sulla scena europea. La guerra fu una catastrofe epocale, in particolare per i territori dell’Europa centrale e fu caratterizzata da gravissime e ripetute devastazioni di centri abitati e campagne, da uccisioni di massa, da operazioni militari condotte con spietata ferocia da eserciti mercenari spesso protagonisti di saccheggi, oltre che da micidiali epidemie e carestie.
Mentre, come vuole la tradizione, lunedì scorso, con la festa del Labor Day, è cominciato lo sprint finale della campagna presidenziale americana, Barack Obama sta completando il suo ultimo viaggio in Asia come presidente. Dopo aver partecipato al G20 in Cina, Obama è volato in Laos per incontrare i membri dell’Asean, l’associazione dei Paesi del Sud-Est asiatico.
La guerra civile siriana non accenna purtroppo a finire. Nonostante le molte offensive, malgrado le conferenze di pace e gli interventi stranieri, incluse le incursioni turche di questa settimana nelle città di confine, le cose non fanno che peggiorare.
Nei giorni scorsi, Max Fischer, sul New York Times, ha cercato di spiegare, raccogliendo le opinioni degli esperti, perché le cose in Siria vanno sempre peggio e quali sono i motivi che stanno frustrando ogni tentativo di risoluzione della guerra civile. La ricerca accademica sulle guerre civili, prese nel loro insieme, rivela perché quello siriano è un caso così difficile. I conflitti di questo tipo durano mediamente un decennio, circa il doppio (finora) di quello siriano. Ma ci sono alcuni fattori che li possono far durare più a lungo, li possono rendere più violenti e più difficili da fermare. E praticamente tutti questi fattori sono presenti in Siria. Molte di queste condizioni sono la conseguenza degli interventi stranieri che, pensati per porre fine alla guerra, l’hanno invece intrappolata in una situazione di stallo nella quale la violenza si auto-alimenta e le normali strade per la pace sono tutte ostruite. Il fatto poi che lo scontro avvenga tra più gruppi anziché tra due parti soltanto, lavora contro la risoluzione del conflitto. Stando agli esperti, quello siriano è davvero un caso difficile, posto che storicamente nessun conflitto precedente ha avuto dinamiche simili.