L’Economist, con pezzo intitolato «Why Italy should vote no in its referendum» , si è schierato per il No al referendum. Va da sé che ce ne faremo una ragione. Tuttavia, l’editoriale del settimanale britannico è molto istruttivo e ci aiuta a chiarire qual è la posta in gioco.
In tutto il mondo i leader nazionalisti, populisti e dell’estrema destra hanno reagito con gioia all’elezione in America di Donald Trump. Lo ha documentato subito il Guardian (Rightwing populists first to congratulate Trump on historic upset | US news | The Guardian).
Ma cos’è che li unisce? Secondo Fareed Zakaria, quel che accomuna molti degli ammiratori internazionali di Donald Trump è l’idea che l’ordine globale esistente sia marcio e debba essere demolito. Cosa, peraltro, sulla quale parecchi dei suoi sostenitori americani sarebbero d’accordo (Fareed’s Take: Trump’s international admirers – CNN Video – CNN.com).
Dietro al caos in Medio Oriente – la guerra in Siria e Yemen, lo sconvolgimento politico in Iraq, Libano e Bahrein – c’è un altro conflitto. L’Arabia Saudita e l’Iran hanno intrapreso una lotta per il predominio nella regione che ha trasformato buona parte del Medio Oriente nel loro campo di battaglia. Si tratta di una guerra per procura, nella quale le due potenze utilizzano il loro potere, la loro influenza e terze parti come sostituto (e supplemento) per la lotta contro l’altro direttamente. In questo modo, Arabia Saudita e Iran non fanno che peggiorare i terribili problemi della regione: dittature, estremismo religioso, violenza delle milizie. La storia della loro rivalità segna – e aiuta a spiegare – la disintegrazione del Medio Oriente e il diffondersi del settarismo sunnita e sciita che entrambe le potenze hanno coltivato a loro vantaggio. Un complesso di dinamiche che, avvertono gli studiosi, lasciano presagire un futuro di guerre civili, società divise e governi instabili.
Mario Del Pero ha ricordato, nel bel pezzo che ha scritto oggi su Italianieuropei, che «Barack Obama è stato un buon Presidente. Forse addirittura un grande Presidente» (Perché Barack Obama è stato un buon Presidente).
Donald Trump è il quarantacinquesimo presidente degli Stati Uniti. È stato eletto al termine di una campagna elettorale sconvolgente, populista e polarizzante che, secondo il NY Times, ha preso di mira senza tregua «istitutions and long-held ideals of American democracy».
Forse oggi è davvero finito l’ordine mondiale liberale che abbiamo ereditato dal Dopoguerra. Donald Trump sarà il quarantacinquesimo presidente degli Stati Uniti. Uno straordinario colpo di scena al termine di una campagna elettorale populista e polarizzante (che il NY Times ha definito una “exhausting parade of ugliness”) che è sfociata in uno stupefacente ripudio dell’establishment.