Dietro al caos in Medio Oriente – la guerra in Siria e Yemen, lo sconvolgimento politico in Iraq, Libano e Bahrein – c’è un altro conflitto. L’Arabia Saudita e l’Iran hanno intrapreso una lotta per il predominio nella regione che ha trasformato buona parte del Medio Oriente nel loro campo di battaglia. Si tratta di una guerra per procura, nella quale le due potenze utilizzano il loro potere, la loro influenza e terze parti come sostituto (e supplemento) per la lotta contro l’altro direttamente. In questo modo, Arabia Saudita e Iran non fanno che peggiorare i terribili problemi della regione: dittature, estremismo religioso, violenza delle milizie. La storia della loro rivalità segna – e aiuta a spiegare – la disintegrazione del Medio Oriente e il diffondersi del settarismo sunnita e sciita che entrambe le potenze hanno coltivato a loro vantaggio. Un complesso di dinamiche che, avvertono gli studiosi, lasciano presagire un futuro di guerre civili, società divise e governi instabili.
Oggi Max Fisher nella rubrica del NY Times, The Interpreter (che esplora le idee ed i contesti dietro ai principali eventi mondiali), ripercorre la storia di una guerra per procura che ha fatto a pezzi la regione e che ricorda quel che è accaduto in Africa Centrale: due decenni di guerre e genocidi, causate dall’interferenza di potenze regionali che hanno ucciso almeno cinque milioni di persone (ma in Medio Oriente è appena iniziata). E c’è da dubitare che gli Stati Uniti (che sono stati un attore secondario ma costante e che recentemente hanno sostenuto la guerra Saudita nello Yemen) siano in grado di “azzerare” le guerre di potere in corso in Medio Oriente. “Non credo che rispetto al fondamentale problema della regione – sostiene Marc Lynch, della George Washington University nella battuta che conclude l’articolo – né Donald Trump né Hillary Clinton possano fare più di tanto”. Da leggere: How the Iranian-Saudi Proxy Struggle Tore Apart the Middle East – The New York Times)