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«Che cos’è il populismo?»

 

Con i tempi che corrono, vale la pena di leggere «What is populism?», il libro di Jan-Werner Müller, professore di Scienze politiche alla Princeton University («Che cos’è il populismo?», Egea, 16 euro, 137 pp.). Quello del populismo è un tema caldo e sull’argomento non mancano certo le analisi. Eppure, nel suo volume, Jan-Werner Müller, riesce ad aggiunge alcuni argomenti importanti e fin qui trascurati. Il suo libro è organizzato attorno a tre domande: che cosa dicono i populisti; che cosa fanno i populisti quando sono al potere; e come bisognerebbe affrontarli.

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Approvata la legge sul #finevita

L’Assemblea del Senato ha approvato oggi, in via definitiva, con 180 voti favorevoli, 71 contrari e sei astenuti il ddl n. 2801, in materia di consenso informato e disposizioni anticipate di trattamento.

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La posta in gioco alle elezioni

Il costante sostegno di Putin a Lega e M5S (come ha documentato ieri Jacopo Iacoboni su La Stampa) è “del tutto logico”.

Lo mette in risalto oggi giustamente Stefano Ceccanti: “Il biennio 2018-2019 ha come posta decisiva la riforma della governance Ue in tutti i Paesi chiave che hanno il potere di deciderla: Francia, Germania, Italia e Spagna. Da questo punto di vista riuscire a bloccare anche uno solo dei Paesi trainanti dal punto di vista geopolitico russo sarebbe fondamentale. Il tentativo al momento è fallito in Francia, dove i finanziamenti alla Le Pen sono stati espliciti, e anche in Spagna, dove l’appoggio ai secessionisti catalani è stato ingente. Non aveva chances in Germania, ma le ha in Italia.

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Ad un anno dal referendum costituzionale

Giusto un anno fa, le riforme costituzionali ed elettorali messe in campo (per assicurare più incisività e continuità di governo) sono state affondate nel referendum. Da allora non ci siamo ancora ripresi dalla sindrome post traumatica. Anche perché l’evento traumatico ha un significato particolarmente difficile da elaborare. Dal crollo della Prima repubblica, consentire ai cittadini di scegliere col voto un leader e una maggioranza, è stata la fonte principale di forza e di legittimazione di tutta la strategia riformista sul tema della forma di governo e delle leggi elettorali. Oggi, siamo tornati alla casella di partenza. E investitura diretta di leader e programma di governo ce li siamo giocati col referendum e gli interventi della Corte costituzionale.

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All’assemblea annuale di Libertàeguale – Orvieto, 2 – 3 dicembre 2017.

 

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Chiacchiere e distintivo

“Ho cercato invano tra gli emendamenti segnalati un emendamento in materia di pensioni di Forza Italia e Lega che traducesse in proposta legislativa l’indicazione assolutamente fondamentale nella risoluzione sulla Nota d’aggiornamento al DEF di Forza Italia e Lega volta a riportare la regolazione in materia di pensioni in Italia alla situazione pre-Fornero (…) Così come, per la prima volta, ho cercato invano tra gli emendamenti segnalati l’emendamento del Movimento 5 Stelle volto ad introdurre in Italia il reddito di cittadinanza”, ha detto ieri il Vice Ministro dell’economia e delle finanze Enrico Morando nel corso della discussione sulla legge di bilancio.

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L’importanza del compromesso politico spiegata con la lezione tedesca – Il Foglio, 30 novembre 2017

In Germania i liberal-democratici e la SPD devono trovare il coraggio di spiegare alla gente perché l’accordo in cui ciascuna parte rinuncia a qualcosa in favore dell’altra è vitale per la democrazia

Quello che Anna Sauerbrey, sul New York Times, ha definito “il più assurdo ‘mic drop’ nella storia della Germania”, non è che un altro esempio del “pericoloso assolutismo politico”, l’atteggiamento cioè di chi vuole imporre la propria volontà “immacolata” senza accettare opposizioni, che sta travolgendo le democrazie del mondo.

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“LA RIPRESA DEL CENTRODESTRA. MA LA COALIZIONE È DESTINATA A FRANTUMARSI DOPO IL VOTO” – MESSAGGERO VENETO, 26 NOVEMBRE 2017

Alle regionali, a differenza di quel che accadrà a livello nazionale, dove investitura diretta di leader e programma di governo ce li siamo giocati col referendum e gli interventi della Corte costituzionale, vince le elezioni chi arriva primo. I cittadini possono, infatti, scegliere un leader e la sua maggioranza. Per questo sono necessarie coalizioni “larghe” (che non vuol dire aggiungere al PD di oggi un frammento del PD dell’anno scorso, quello degli scissionisti: saremmo sempre e solo al PD) ed è “cruciale” coinvolgere l’area centrista e moderata che rischia di essere risucchiata da Berlusconi.

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Assemblea annuale di Libertàeguale – Orvieto, 2 e 3 dicembre 2017

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Anche in Germania l’accordo è diventato “inciucio”

Quello che Anna Sauerbrey, sul New York Times, ha definito “il più assurdo ‘mic drop’ nella storia della Germania”, non è che un altro esempio del “pericoloso assolutismo politico”, l’atteggiamento cioè di chi vuole imporre la propria volontà  “immacolata” senza accettare opposizioni, che sta travolgendo le democrazie del mondo.

In un certo senso, la Germania sta diventando un po’ più normale. Del resto, la polarizzazione del sistema politico, lo scontro permanete, non sono un’esclusiva dell’Italia (la hyper-partisanship, si sa, ha paralizzato Washington e polarizzato l’America) e sono anche il prodotto di forze profonde (economiche, sociali, tecnologiche) che stanno rimodellando le nostre società. E sarebbe sbagliato forzare l’interpretazione di quel che è successo. La Repubblica federale tedesca non è Weimar e resta uno dei sistemi politici più stabili del mondo. Angela Merkel è più debole ma è ancora in sella e la Germania è ancora molto lontana dalle cose che vediamo intorno a noi. Niente a che vedere, per capirci, con Trump o con la Brexit. Ci potrà essere una fase di sbandamento, ma alla fine qualcuno disposto ad accogliere l’appello del presidente Frank-Walter Steinmeier a “riconsiderare il proprio atteggiamento” si troverà, altrimenti ci saranno nuove elezioni che potrebbero rimescolare le carte. In fondo, Alternative für Deutschland (AfD), che ha ottenuto il 12,6% dei voti a settembre, potrebbe aver sfruttato al massimo le sue potenzialità elettorali.

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