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La posta in gioco alle elezioni

Il costante sostegno di Putin a Lega e M5S (come ha documentato ieri Jacopo Iacoboni su La Stampa) è “del tutto logico”.

Lo mette in risalto oggi giustamente Stefano Ceccanti: “Il biennio 2018-2019 ha come posta decisiva la riforma della governance Ue in tutti i Paesi chiave che hanno il potere di deciderla: Francia, Germania, Italia e Spagna. Da questo punto di vista riuscire a bloccare anche uno solo dei Paesi trainanti dal punto di vista geopolitico russo sarebbe fondamentale. Il tentativo al momento è fallito in Francia, dove i finanziamenti alla Le Pen sono stati espliciti, e anche in Spagna, dove l’appoggio ai secessionisti catalani è stato ingente. Non aveva chances in Germania, ma le ha in Italia.

Perché non sostenere le forze che vorrebbero proporre un referendum sull’Ue indebolendo il progetto? Ragione in più per il centrosinistra di Governo per fare una campagna forte proprio sulla riforma della governance Ue, anche per differenza agli ex scissionisti che ammiccano a nuovi streaming con intese post elettorali col M5S. La campagna andrebbe fatta intensivamente su questo, accantonando altre questioni che creano solo cortine fumogene sulla posta vera in campo, come la Commissione banche, i vitalizi o discutere retrospettivamente la legge elettorale che abbiamo e con cui ragionevolmente voteremo solo stavolta. Ha ragione Fabbrini: è tema di una campagna come quella degasperiana del 1948 sulla connessione con l’area euro-atlantica. Il resto è inutile”. Sottoscrivo.

Segnalo che oggi Sergio Fabbrini è tornato sulla questione (La posta in gioco dell’Italia alle elezioni – Il Sole 24 ORE) con una domanda: “come nel 1948, anche nelle elezioni del 2018 ci sarà in gioco una scelta esistenziale. Allora, scegliendo l’Occidente, l’Italia mise le basi della sua crescita economica e della sua libertà politica. Nel 2018 gli italiani dovranno decidere se mettere o no al sicuro quelle conquiste in un’Europa politicamente integrata. La risposta dei populisti la sappiamo. E quella degli europeisti?” (La casa Europa ha bisogno di restauri – Il Sole 24 ORE) .

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