“Quella che era solo una remota possibilità è diventata realtà”, ha detto alla CNN la senatrice repubblicana dell’Alaska, Lisa Murkowsky. Per molti, si tratta di un incubo: con la morte, avvenuta venerdì scorso, della giudice icona liberal della Corte suprema, Ruth Bader Ginsburg, Donald Trump ha l’opportunità di plasmare la vita americana nei decenni a venire.
Il presidente americano progetta, infatti, di nominare rapidamente un giudice (il terzo nel corso del mandato) alla più alta Corte del Paese in modo da sancire una inespugnabile maggioranza conservatrice (di sei a tre; la Corte è composta di nove membri) alla Corte suprema. Il che significa che il cambiamento politico che qualsiasi futuro presidente democratico (ed il Congresso) dovesse avviare, potrebbe essere vanificato dalle interpretazioni costituzionali della Corte, indipendentemente da quello che vuole la maggioranza del Paese.
Nominati a vita, i giudici possono cambiare orientamento nel corso degli anni, qualche volta in un modo che sorprende e irrita i presidenti che li hanno nominati; si suppone, inoltre, che rispettino i precedenti, pertanto è impossibile prevedere come si comporterà l’alta corte su tutte le questioni. Ma ora c’è la possibilità molto concreta che i diritti delle donne sull’aborto, sanciti nel 1973 dal caso Rose v. Wade, possano essere revocati o limitati. Una Corte suprema dominata dai conservatori potrebbe anche ridimensionare i tentativi futuri di disciplinare le leggi sulle armi, ostacolare i tentativi di regolare le emissioni nella lotta contro il cambiamento climatico, o incoraggiare le provocazioni alla legislazione sul diritto di voto e sulla messa al bando della discriminazione razziale. Non a caso, aumenta la preoccupazione tra i sostenitori dei matrimoni tra persone dello stesso sesso, legalizzati soltanto nel 2015.
La riforma sanitaria dell’ex presidente Barack Obama, che ha consentito a milioni di persone di accedere ai programmi assicurativi, sembra già essere nel mirino. Dopo le elezioni, la Corte si riunirà per decidere in merito al tentativo dell’amministrazione Trump di annullarla. Anche se l’ultima scelta del presidente Trump non è ancora al suo posto ed il giudice John Roberts dovesse votare per salvare la legge per la terza volta, un risultato potenziale di parità (4 a 4) tra i giudici, significherebbe che la riforma potrebbe essere invalidata dalla decisione di una corte inferiore.
Le tendenze demografiche negli Stati Uniti non sono allettanti per i repubblicani; ci sono validi motivi per ritenere che, nei prossimi decenni, il paese diventerà più laico, urbano, liberale dal punto di vista sociale e diverso dal punto di vista razziale. Ma una Corte suprema conservatrice potrebbe rivelarsi un bastione contro il cambiamento politico. Non per caso, i conservatori hanno lavorato per diverse generazioni per costruire questa maggioranza. E c’è il rischio che i democratici debbano rimpiangere a lungo il loro insuccesso nelle elezioni del 2016 che ha spianato la strada a questo momento straordinariamente importante.
Per ora, due senatori repubblicani hanno detto che si opporranno alla nomina del giudice della Corte suprema prima dell’Election Day. La senatrice Lisa Murkowsky dell’Alaska e la senatrice Susan Collins del Maine. “Per settimane ho dichiarato che non avrei sostenuto la copertura di un potenziale posto vacante alla Corte suprema così vicino alle elezioni. Sfortunatamente, quella che allora era un’ipotesi ora è una realtà, ma la mia posizione non è cambiata”, ha detto ieri, appunto, la senatrice Murkowski. “Non ho sostenuto l’idea di nominare un giudice otto mesi prima delle elezioni del 2016 per colmare il vuoto creato dalla scomparsa del giudice Scalia. Ora siamo ancora più vicini alle elezioni del 2020 – meno di due mesi – e credo che si debba applicare lo stesso metro di misura”.
Insomma, due dei più divisivi e turbolenti avvenimenti nella politica americana, la battaglia per la nomina di un giudice della Corte suprema e una elezione presidenziale, stanno per aver luogo nello stesso momento.
A quanto pare, il presidente americano designerà il candidato per rimpiazzare Ruth Bader Ginsburg questa settimana. Trump ha promesso di nominare una donna e i repubblicani cercheranno di portarla alla Corte prima delle elezioni di novembre (o subito dopo). I democratici sono furiosi e accusano giustamente i repubblicani di grande ipocrisia: nel 2016 quando il giudice conservatore Scalia è scomparso nel febbraio di quell’anno (diversi mesi prima delle elezioni) il leader della maggioranza al Senato Mitch McConnell, si è rifiutato perfino di considerare la designazione dell’allora presidente Barack Obama, sostenendo che spettava agli elettori decidere chi doveva riempire il posto vacante. Ora, con un repubblicano alla Casa Bianca e le elezioni tra appena 40 giorni, McConnell si rifiuta di applicare lo stesso criterio.
Quattro anni fa, la mossa del senatore del Kentucky si è rivelata una delle manovre più scaltre e spregiudicate nella politica americana moderna; una mossa che ha aperto la strada alla maggioranza conservatrice alla Corte. Non c’è molto che i democratici possano fare per fermare McConnell. Perfino se a novembre Joe Biden dovesse vincere le elezioni e i democratici dovessero riconquistare il Senato, McConnell potrebbe ancora tirare dritto per confermare la scelta di Trump in una “lame-duck session” del Congresso (cioè dopo l’elezione del successore di Trump, ma prima dell’inizio del suo mandato) prima che, a gennaio, arrivino i nuovi legislatori.
Alla luce di questa prospettiva, alcuni democratici (che ritengono di essere stati defraudati dalla possibilità di costruire una maggioranza liberal nella più alta corte del paese) stanno pensando alle “opzioni nucleari”, come, ad esempio, quella di espandere il numero dei componenti della Corte se dovessero riconquistare il Senato.
L’improvvisa battaglia per la Corte suprema potrebbe avere anche un effetto imprevisto sulle stesse elezioni. Potrebbe consentire a Trump di distogliere l’attenzione dalla pandemia e rinsaldare la sua posizione tra gli evangelici e gli elettori più conservatori, che possono, certo, indispettirsi di fronte ai principi morali esibiti dal presidente, ma per i quali una Corte suprema conservatrice è una questione di vita di morte. Tuttavia, ridare fiato allo scontro sull’aborto nel corso del conflitto per la nomina del giudice, potrebbe alienargli il voto delle donne dei sobborghi (che si stanno già allontanando da lui) di cui Trump ha bisogno; senza contare che i senatori repubblicani più vulnerabili potrebbero tenersi alla larga da una questione che potrebbe fare arrabbiare i moderati di cui hanno bisogno per sopravvivere. Nel frattempo, il posto vacante ha già elettrizzato la sinistra e potrebbe portare ai seggi un maggior numero di elettori di Biden.