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“L’orrore Corbynista” – Il Foglio, 9 agosto 2018

“Un saggio di Berman spiega perché è da matti costruire l’alternativa al populismo con il metodo Corbyn”

Che Jeremy Corbyn sia visto come una sorta di salvatore è la prova dello sfinimento della sinistra europea. Ovviamente, è facile capirne il perché: sebbene all’opposizione, a paragone di ogni altro partito socialdemocratico del continente il Labour è ancora relativamente forte (grazie principalmente al sistema elettorale inglese). Ma ogni progressista che conosca la storia (e che voglia davvero vincere le elezioni) dovrebbe, come ha scritto James Kirchick, tenersi alla larga dal corbynismo. Perché, sostiene l’autore di “The End of Europe: Dictators, Demagogues and the Coming Dark Age”, da una vita Corbyn è un “utile idiota” di Mosca, un estremista euroscettico, antiamericano e antisemita.
Non c’è dubbio che il declino del centro-sinistra degli ultimi anni sia preoccupante. Dieci anni dopo l’inizio della peggiore recessione economica dalla Grande Depressione (una crisi causata in buona parte dalla leggerezza del settore privato) i partiti che sono stati puniti sono principalmente quelli di sinistra mentre i partiti premiati sono principalmente quelli di destra. Perché?
Per rispondere a questa domanda un gruppo di studiosi ha pubblicato lo scorso autunno un libro intitolato, «Why the Left Loses: The Decline of the Center-Left in Comparative Perspective».
Sheri Berman, un professore del Barnard College, raggruppa le risposte intorno a tre fattori.
Il primo riguarda i leader. Le personalità in politica contano; e per vincere, il centro-sinistra ha bisogno di leader in grado di comunicare con un elettorato diversificato ed esigente. Ma com’è naturale, gli individui ambiziosi e di talento sono attratti da quei partiti che sembrano essere davvero in grado di affrontare le sfide dell’oggi. Non è un caso che l’unico leader di centro-sinistra alla guida di un importante paese occidentale non sia Corbyn, ma il canadese Justin Trudeau, una figura carismatica che ha risvegliato gli elettori con il suo messaggio ispirato alle “sunny ways”, la filosofia di Sir Wilfrid Laurier.
Il secondo fattore indicato da Berman ha ovviamente a che fare con i cambiamenti strutturali che oggi costituiscono la principale sfida per tutti i partiti, in particolare per quelli di centro-sinistra. Specie se si considera la natura dei sistemi economici del periodo successivo alla Seconda guerra mondiale, con ampie forze lavoro sindacalizzate, ampi settori manifatturieri, economie regolate e reti di protezione sociale. Un’economia sociale di mercato (prevalente perfino negli Stati Uniti) ideata fondamentalmente dalla sinistra. Perciò, sostiene Berman, quando questo intero sistema si è sentito minacciato dalla globalizzazione e dalla rivoluzione informatica (e poi dalla crisi finanziaria), è stata la sinistra a ritrovarsi spiazzata e a subirne le conseguenze. Inoltre, i partiti di centro-sinistra sono stati sfidati dai cambiamenti sociali e culturali che hanno messo in discussione le identità tradizionali e le comunità (un processo ulteriormente esacerbato, specie in Europa, dall’immigrazione in aumento). Insieme, queste tendenze hanno contribuito ad erodere la coesione sociale che nel Dopoguerra aveva sostenuto l’ordine socialdemocratico ed aiutato a stabilizzare le democrazie europee.
Ovviamente, non sta scritto da nessuna parte che i cambiamenti economici, sociali, culturali e istituzionali condannino il centro-sinistra all’oblio. Rappresentano piuttosto delle sfide e la reazione degli elettori e l’evoluzione del sistema politico dipenderanno dalle risposte che il centro-sinistra saprà elaborare. Il guaio è che il centro-sinistra manca di riposte convincenti e coerenti; manca, in altre parole, e veniamo al terzo fattore indicato da Berman, di un messaggio convincente per affrontare la crisi; e manca di una visione più ampia in grado di promuovere la crescita e proteggere al tempo stesso i cittadini dagli aspetti più duri del mercato.
Al centro-sinistra è anche mancato un messaggio persuasivo su come rapportarsi alla crescente diversità e una visione della coesione sociale appropriata alle realtà culturali e demografiche in mutamento. Insomma, sostiene Berman: “non si può battere un avversario con niente” e se il centro-sinistra non troverà messaggi allettanti, in grado di risolvere i problemi dell’oggi, e una visione più attraente del futuro di quella offerta dai propri avversari, “continuerà a scivolare verso la pattumiera della storia”.
Quello che nel 1893 August Bebel aveva bollato come “socialismo degli imbecilli” era l’antisemitismo mascherato da anticapitalismo. E come afferma Kirchick, poche cose possono essere più stupide di una sinistra europea votata alle politiche di Jeremy Corbyn.

Alessandro Maran

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