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Le paure ingiustificate per il trattato con il Canada

In questi giorni mi sono arrivate diverse lettere (identiche) sul trattato commerciale tra l’Unione europea ed il Canada. Le lettere rimarcano la preoccupazione per i (presunti) rischi dell’accordo. Anche in conseguenza delle informazioni false e distorte che, al solito, vengono diffuse a piene mani. Riporto, di seguito, la lettera che mi ha inviato la signora Irene e la mia risposta.

Mi preoccupa la politica economica e commerciale messa in campo dalla Commissione Europea che ha firmato il trattato di libero scambio con il Canada che ora l’Italia è chiamata a ratificare.

Un accordo i cui rischi sono stati evidenziati da una importante e inedita alleanza (Coldiretti, Cgil, Arci, Adusbef, Movimento Consumatori, Legambiente, Greenpeace, Slow Food International, Federconsumatori, Acli Terra e Fair Watch). Il trattato non solo segue la strada sbagliata di un’indiscriminata liberalizzazione e deregolamentazione degli scambi, ma lascia senza alcuna tutela dalle imitazioni ben 250 delle 291 denominazioni dei prodotti agroalimentari Made in Italy riconosciute dall’Unione Europea (Dp/Igp) che ha provocato la rivolta della maggioranza dei Consorzi di Tutela, dall’extravergine Toscano allo  Nocciola del Piemonte, dal Salame di Varzi al Salame d’Oca di Mortara, dal Pecorino Crotonese al formaggio Castelmagno, dal Basilico genovese al Marrone del Mugello e molti altri ancora. Per la prima volta nella propria storia, l’Unione accorda addirittura a livello internazionale il via libera alle imitazioni dei nostri prodotti più tipici (dall’Asiago al Gorgonzola, dalla Fontina ai prosciutti di Parma e San Daniele fino al Parmigiano nella sua traduzione di Parmesan).

Un gravissimo precedente per i futuri accordi commerciali con altri Paesi come dimostra quello appena siglato con il Giappone che accorda protezione solo al 6% delle denominazioni europee mentre le altre sono destinate ad una ingannevole e dannosa volgarizzazione con prodotti aventi caratteristiche profondamente diverse che saranno chiamati con lo stesso nome. L’accordo con il Canada però con l’azzeramento strutturale dei dazi spalanca anche le porte all’invasione di grano duro trattato in preraccolta con il glifosato vietato in Italia perché sospettato di essere cancerogeno e favorisce l’arrivo di ingenti quantitativi di carne a dazio zero da un Paese dove è possibile utilizzare ormoni negli allevamenti, a differenza di quanto avviene in Italia. Per questo la esorto a prendere in seria considerazione nelle sue scelte parlamentari le preoccupazioni espresse. Rimango in attesa di una sua cortese risposta e le invio cordiali saluti.

 

Cara Signora Irene,

Mi auguro che la lettura del Documento del Servizio Studi del Senato sul Comprehensive Economic and Trade Agreement (Scarica il documento in formato pdf) possa contribuire a fugare le sue preoccupazioni e a smentire molte delle informazioni false che vengono diffuse contro un accordo che è, al contrario, un esempio di globalizzazione regolata ed equilibrata.

Allego anche l’articolo pubblicato sul Corriere della Sera del 27 giugno 2017 dal Sen. Pietro Ichino (Le paure infondate per l’accordo tra UE e Canada), la relazione che ha svolto il 20 giugno alla Commissione Lavoro del Senato e l’articolo di Manlio Frigo, professore ordinario di diritto internazionale nell’Università Statale di Milano, pubblicato sul sito l’Huffington Post il 17 febbraio 2017. Allego, inoltre, anche la mia opinione che ho argomentato sul Foglio (Il sì di Pd e FI sul Ceta è una scelta comune di politica estera – Il Foglio) e su l’Unità (Chi occupa i vuoti lasciati da Trump).

Molto cordialmente,

Sen. Alessandro Maran

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