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Col rischio di tornare al proporzionale, sarebbe meglio dare un’occhiata a quel che succede in Olanda – www.huffingtonpost.it, 6 luglio 2017

Ora che con la vittoria del No (dopo un quarto di secolo dedicato al tentativo di dar vita a un sistema di democrazia dell’alternanza), rischiamo di tornare a un sistema politico consociativo fondato su di un sistema elettorale proporzionale, non sarebbe male dare un’occhiata a quel che succede in Olanda.

Ci sono stato qualche giorno fa, al China-Europe Seminar on Human Rights che si è svolto alla Vrije Universiteit di Amsterdam. Il paese dei tulipani, il 15 marzo scorso, ha eletto, con il proporzionale, un parlamento inevitabilmente frammentato fra numerosi partiti, che sono ora obbligati a riunirsi in eterogenee e fragili coalizioni per formare un governo.

Le trattative per formare il nuovo governo olandese vanno avanti ormai da oltre cento giorni e, stando a quel che ha detto venerdì scorso il Primo Ministro Mark Rutte, leader del primo partito d’Olanda, il Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia (Vvd), riprenderanno questa settimana per cercare di formare una coalizione (tra quattro partiti) che abbia una maggioranza parlamentare.

Rutte ha detto ai giornali che il suo partito, un partito di stampo liberale conservatore che ha sbarrato la strada partito di estrema destra (Pvv) di Geert Wilders, farà ritorno al tavolo negoziale questa settimana con i Democraten 66 (D66), un partito centrista liberale, il Christen-Democratisch Appèl (Cda), un partito di orientamento cristiano democratico, e l’Unione Cristiana (CU), un partito di orientamento conservatore.

Nei mesi scorsi, le trattative si sono interrotte per i contrasti tra CU e D66 in relazione al progetto dei Democraten di espandere la legge sull’eutanasia. Ma Rutte si è detto fiducioso che questa volta la ripresa dei negoziati (il terzo tentativo in tre mesi) condurrà finalmente a una intesa.

L’immigrazione, che è stato il tema principale nel voto del marzo scorso, ha fatto subito naufragare le trattative con la Sinistra Verde (Gl), un partito di orientamento ecosocialista. E i primi incontri tra D66 e Cu il mese scorso sono falliti quando il leader della Cu, Gert-Jan Segers, ha detto che ci sarebbe voluto “un miracolo” per appianare le differenze con i D66. Prima delle elezioni, Segers aveva indicato come punto di rottura la proposta dei D66 di estendere l’eutanasia dai malati terminali a quanti sentono che la loro vita sia giunta “al termine”. E il leader dei D66, Aleksander Pechtold, ha definito “sgradita” la coalizione con la Cu.

L’Unione Cristiana ha solo 5 dei 150 seggi del parlamento, ma può far valere le proprie richieste poiché il piccolo partito conservatore è rimasto l’ultima formazione politica che può permettere la formazione di un governo di maggioranza con il Vvd di Rutte, visto che l’ipotesi di un accordo con il partito di estrema destra di Geert Wilders (Pvv) è stata esclusa da tutti i partiti maggiori.

Le trattative per la formazione del governo sembrano destinate a battere ogni record (hanno già superato la media del dopoguerra di 88 giorni), posto che i D66 e la Cu avranno bisogno ancora di un po’ di tempo per trovare un terreno comune. La lunga attesa per formare un governo non è passata inosservata, specie sui mercati finanziari; ultimamente anche i titoli di Stato olandesi, che vantano un’eccellente reputazione finanziaria, sono finiti sotto pressione, riducendo lo spread che li separa da quelli del Belgio di rating inferiore.

Nessuno vuole nuove elezioni. Ma non è detto che si arrivi davvero a un compromesso politico evitando le elezioni anticipate. C’è anche la possibilità di un governo di minoranza, ma implica comunque la ricerca di partner disposti ad accompagnare le proposte di legge più impegnative attraverso le due camere del parlamento.

Si dice che, in fondo, anche in passato ci sono state situazioni di stallo, che le lunghe trattative fanno parte della cultura olandese e che, sebbene nessuno sia mai soddisfatto dell’esito dei negoziati, a un certo punto il nuovo governo finisce per materializzarsi. Resta il fatto che, se le cose dovessero continuare così, il fallimento delle trattative finirebbe per gettare l’Olanda in grembo al movimento di Geert Wilders.

Grazie, appunto, al sistema proporzionale, aumentano la frammentazione e l’instabilità e gli accordi di governo fatti dopo le elezioni non fanno che rafforzare l’ostilità diffusa per la democrazia rappresentativa. Dovunque. E quando, in Italia, dopo le elezioni, scopriremo che non ci sono maggioranze stabili possibili, l’ingovernabilità gonfierà ulteriormente i consensi del M5s.

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