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Terrorismo: un problema da risolvere uniti – italiaincammino.it, 24 marzo 2017

Dopo l’attentato del 2005 a Londra che ha ucciso 52 pendolari e ne ha feriti altri centinaia, il primo ministro inglese Tony Blair ha rilasciato un dichiarazione dal suo ufficio al numero 10 di Dowing Street nella quale ha reso omaggio a due qualità molto specifiche dei Londoners, «lo stoicismo e la resilienza»,  garantendo che i cittadini «resteranno fedeli allo stile di vita inglese».

«Londra è più forte di qualunque terrorista» un londinese ha scritto in una e-mail alla CNN nei giorni successivi all’attacco: «Un atto di viltà non mi impedirà, né impedirà a qualunque altro londinese, di condurre una vita normale. Ci possono colpire ogni giorno della settimana ma noi continueremo a lavorare e a vivere liberamente».

E ancora una volta, concludendo la breve dichiarazione con la quale ha condannato l’attacco di mercoledì, il Primo Ministro Theresa May ha sottolineato questo credo: «Domani mattina il parlamento si riunirà normalmente. Ci riuniremo come sempre. E i londinesi – e gli altri che da tutto il mondo sono venuti a visitare questa grande città – si alzeranno e continueranno la loro giornata normalmente».

Terrorismo e dinamiche elettorali

L’attacco terroristico di Londra, con la sua combinazione di morti casuali e della forte carica simbolica di un parlamento chiuso, capita in un anno elettorale decisivo in una serie di importanti paesi europei e in un momento di grande incertezza per l’ascesa del populismo, l’immigrazione e l’integrazione dei musulmani. Con la Francia, la Germania e, più in là, l’Italia che stanno per andare al voto, in molti si sono chiesti da tempo se un atto di terrorismo avrebbe potuto condizionare le dinamiche elettorali e assecondare la vasta «narrazione» sulla «Europa in crisi» che ha fin qui imposto i partiti di estrema destra in tutto il continente.

Terrorismo come fattore di unione

C’è chi ritiene che quel che è accaduto avrà una eco in Francia, ma un attacco relativamente limitato, come quello di Londra, è poco probabile che possa sconvolgere il confronto elettorale. Buona parte degli elettori europei, sono certo turbati ma hanno messo nel conto il costo del terrorismo, almeno quando succede lontano dai loro confini e quando il tributo non è così alto.

E questo, come ha osservato il direttore di Chatham House scorrendo rapidamente la lista delle città europee che sono state colpite negli ultimi due anni, unisce Londra, Parigi, Nizza, Berlino e Bruxelles nello stesso spazio politico. Se un attacco terroristico può alimentare la “narrazione” di una minoranza,  può anche unire politicamente gli europei in un momento in cui è costante il rischio di frammentazione.

A Roma per il 60°anniversario dell’Europa

L’unità è quel che, infatti, i leader dell’Unione europea vogliono enfatizzare questo weekend, riunendosi a Roma per celebrare il 60º anniversario dell’Europa. Ma l’attacco di Londra è anche un promemoria di una lunga lista di problemi: l’uscita non ancora definita della Gran Bretagna dall’Unione, le divisioni regionali, le disparità economiche, la disoccupazione, il sentimento anti-europeo e, ovviamente, il terrorismo islamista. Ovviamente, gli effetti di un eventuale ulteriore attacco sul larga scala in uno dei paesi che stanno per votare potrebbero essere ancora drammatici, ma l’abilità degli islamisti radicali di organizzare gli assalti sembra essere nettamente diminuita.

Terrorismo: un problema da risolvere assieme

Tutti i paesi europei  hanno rafforzato il contrasto ed i controlli. Ma l’Occidente sarà sempre vulnerabile a questo tipo di attacchi.  Quelli usati erano mezzi comuni, facilmente  reperibili ovunque; gli obiettivi erano luoghi molto frequentati; le vittime erano civili di dieci nazionalità diverse che vivevano la loro vita di ogni giorno. Per questo, non c’è un rimedio miracoloso che possa venire dall’urna elettorale.

La maggioranza degli europei sa bene che si tratta di un problema comune. C’è chi pensa che sia indispensabile scegliere tra l’interesse nazionale e l’interesse dell’Unione europea nel suo insieme, ma in realtà l’interesse nazionale richiede che la comunità europea lavori tutta insieme per raggiungere gli obiettivi che non possiamo ottenere da soli.

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