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Un incubo?

Diciamoci la verità: la sentenza della Corte costituzionale ha archiviato (in un comunicato di quindici righe) la cosiddetta Seconda Repubblica. Il fatto è che, come sottolinea oggi Claudio Cerasa, “il vero vincitore del referendum coincide con il profilo del nostro amico Pomicino e il ritorno violento, tosto e poderoso della democrazia parlamentare”. O meglio della vecchia concezione assembleare della democrazia, fondata sulla cosiddetta centralità del Parlamento, propria della peculiarità italiana del Dopoguerra; parte cioè dell’anomalia di un sistema politico caratterizzato dalla mancanza di alternanza. “La Consulta – prosegue Cerasa – ha semplicemente fatto il suo dovere e certificato ciò che già aveva anticipato l’esito del referendum. Non c’è nulla di più lineare in una democrazia parlamentare governata dalle oscure burocrazie parruccone che andare al voto con un sistema proporzionale scelto da uno dei simboli della democrazia rappresentativa: la Corte”.

Oggi, tuttavia, Flavia Perina, su Linkiesta, avverte che il ritorno alla Prima Repubblica, senza i partiti, rischia di diventare un incubo. “Molti dicono: è un sistema che ha funzionato per mezzo secolo, quando governava la Dc, e il Paese non se l’è poi cavata così male. Sottovalutano un dettaglio non secondario. In quel mondo antico i partiti avevano gerarchie di ferro, regole non eludibili, e una selezione occhiuta delle classi dirigenti. Nessuno di noi può sapere cosa produrrà una legge proporzionale, con doppia preferenza e capilista bloccati, nell’assetto slabbrato dei partiti di oggi, che sono spesso sommatoria di cacicchi locali, di portatori di voti finora tenuti a bada nelle retrovie delle Regionali o dei Comuni (…) La campagna elettorale diventerà una gara per milionari del territorio, con posta in palio altissima – non solo un seggio, ma anche la possibilità di entrare nelle dinamiche costitutive del futuro esecutivo …”.

Ovviamente, Perina ha ragione. Ma, conclude Cerasa, “chi ha votato per il no al referendum e si meraviglia per una democrazia parlamentare dove vive il proporzionale è pregato di richiamare più tardi, grazie”.

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