«Nell’Italia di oggi esiste lo spazio, sul terreno dell’apertura e della modernità, per una risposta al pensiero unico sovrasta e al tentativo di mettere in discussione le alleanze la democrazia liberale. Se il Pd non ce la fa, bisognerà provare con qualcos’altro».
«Manca poco alla fine dell’incantesimo», ha scritto Matteo Renzi. «Questo governo è un palloncino che sembra irraggiungibile ma può scoppiare all’improvviso». Vero. Il guaio è che il Pd resta ancora ben lontano dal costituire un’alternativa politica credibile.
Trump è ormai senza freni. La stella di Emmanuel Macron si è oscurata. Ci sono poi il caos della Gran Bretagna, che sta cercando (senza riuscirci) di portare a termine la Brexit; i problemi finanziari e di bilancio dell’Italia; l’Ungheria e la Polonia che si sono convertite alla «democrazia illiberale». Insomma, alla vigila del nuovo anno, il quadro dell’Europa e dell’Occidente sembra davvero deprimente.
Dalla rivolta contro il sistema metrico decimale ai nostri «No Tutto» populisti. Ma l’esperimento sovranista è finito.
Racconta Mario Vargas Llosa che, alla fine del XIX secolo, nei territori degli stati del Sergipe e Bahia situati nella parte nordorientale del Brasile, ci fu una sollevazione contadina, guidata da un predicatore carismatico, l’apostolo Ibiapina, contro il sistema metrico decimale.
Nelle «most tumultuos midterms in a generation» (così le ha definite Usa Today) i democratici hanno strappato il bottino che tanto agognavano: il controllo della Camera dei rappresentanti. Ma i repubblicani possono vantarsi di aver rafforzato la presa sul Senato.
Il voto in Alto Adige conferma lo choc bavarese: sta cambiando tutto. Ma c’è ancora tempo per una reazione.
Traballa, dunque, anche la Südtiroler Volkspartei, che si conferma il primo partito ma in netto calo rispetto al 2013.
Non siamo rimasti in molti a scommettere sull’Unione europea. Eppure, il 31 agosto a Berlino (un mese prima che Salvini e Di Maio definissero terroristi i commissari europei e dessero dell’ubriacone al presidente della Commissione), durante il loro concerto, gli U2 hanno sventolato una grande bandiera blu con le 12 stelle, il simbolo dell’Unione europea.
LA DEMOCRAZIA MODERNA È MALATA DI NOSTALGIA, E POTREBBE MORIRNE – stradeonline.it, 26 settembre 2018
Sarà che, come scriveva Vladimir Nabokov, «nel proprio passato ci si sente sempre a casa», sarà che una delle lagne perenni della modernità riguarda proprio la perdita di un passato migliore, fatto sta che il richiamo al passato (a quella mitica età dell’oro che la postmodernità e la globalizzazione ci avrebbero rubato) è diventato la principale caratteristica della politica europea degli ultimi anni.