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qdR magazine settimanale di propaganda riformista, numero 37 del 21 novembre 2011 – Dalla guerra civile alla responsabilità

Dunque, il governo Monti nasce «per affrontare con spirito costruttivo e unitario una situazione di seria emergenza». La sua squadra è di alto profilo e la discontinuità con l’esecutivo precedente è molto netta: negli uomini, nei messaggi, nello stile. I giornali di tutto il mondo hanno evidenziato che si tratta di un governo che più tecnico non si può:“Italy unveils government of technocrats” ha scritto The Guardian e Le Monde ha intitolato “Italie: le professeur Monti compose un gouvernement de professeurs”. Ma, a ben guadare, il fatto che sia un governo di tecnici è un aspetto secondario. Il dato fondamentale sta nel fatto che si tratta di un «governo di tregua» – un «governo di impegno nazionale» come lo ha definito il neo-premier – sostenuto da tutte le principali forze politiche. Insomma, ora lo scontro permanente (che ha condotto la politica in un vicolo cieco) dovrebbe lasciare posto alla collaborazione.

Del resto, da tempo il Presidente Napolitano non fa che ripetere che «l’Italia non può ritrovare la sua strada in un clima di guerra politica» e non perde occasione per ribadire che «occorre una straordinaria coesione sociale e nazionale di fronte alle difficoltà molto gravi, alle prove molto dure che l’Italia deve affrontare nel quadro della sconvolgente crisi finanziaria che ha investito l’Europa e che incombe sulle nostre economie e sulle nostre società». E proprio il Capo dello Stato ha affermato che «è indispensabile un riavvicinamento tra i campi politici contrapposti, il che non significa confondersi, non significa rinunciare alle rispettive identità, ma significa condividere gli sforzi che sono indispensabili per riaprire all’Italia una prospettiva di sviluppo e anche per ridare all’Italia il ruolo e il prestigio che le spetta nella comunità europea e nella comunità internazionale». «In realtà i sostenitori della presunta illegittimità democratica del governo Monti – ha puntualizzato Roberto D’Alimonte sul Sole 24 Ore – confondono la sospensione della democrazia con la sospensione della competizione. La competizione tra partiti e tra schieramenti è una modalità del funzionamento della democrazia ma non è la democrazia. Questo governo è nato perché in un clima di scontro permanente non è possibile prendere le decisioni necessarie per far uscire il paese dalla crisi. In questo momento alla competizione tra opzioni partigiane va sostituita la collaborazione su un programma comune». Specie se si considera che bisogna cambiare molte cose sia nelle politiche che nel modo di fare politica, nel modo di produrre e di lavorare, nel modo di vivere e di comportarsi di tutti noi.

Non si passerà dalla guerra civile alle responsabilità condivise in un attimo. Ma il governo Monti, e cioè l’attuale collaborazione tra diversi, si fonda sulla consapevolezza condivisa della gravità della crisi. «Per il ritorno alla competizione –  conferma D’Alimonte  – c’è tempo».

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