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La bussola di Tony

Il 17 febbraio scorso ha rivolto un appello appassionato agli inglesi (Tony Blair: we need a movement which stretches across Party lines …) e qualche giorno fa è intervenuto sul New York Times. La bussola di Tony Blair continua ad indicare sempre la stessa direzione, il «centro»; e l’ex premier inglese è convinto che sia il momento, per i laburisti, di tornare a seguirla. In particolare ora che «the forces of technology and global trade have broken up traditional left- right politics. Progressives need to build a new coalition» (Tony Blair: Against Populism, the Center Must Hold – The New York … )

Con la reputazione macchiata dal sostegno alla guerra in Iraq, l’ex primo ministro laburista (l’ultimo leader capace di portare i suoi al successo elettorale) non è molto popolare nel Paese che ha guidato per un decennio. Ma è proprio per questo che può dire quel che gli altri non riescono a dire: che la Brexit è stata un’idea stupida, fondata sulla vecchia chimera di una minoranza di conservatori; che è stata venduta con dati fasulli; e che perseverare su questa strada renderà la Gran Bretagna più povera, più debole e più isolata, e l’Europa più instabile.

Vale la pena di leggere sia il discorso che l’articolo. A chi gli ha chiesto se si ritiene la persona più adatta per sostenere il punto di vista pro-europeo ha risposto «I have the right to speak and you have the right to listen – or not». Punto.

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