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Sono questi gli argomenti per contrastare la riforma costituzionale?

A prenderla sul serio, quella del procuratore di Palermo, Roberto Scarpinato, è un’intervista scioccante (Roberto Scarpinato: “Compito delle toghe è vigilare sui politici, noi fedeli alla Carta più che alla legge” – Repubblica.it – La Repubblica.it).

Il procuratore Scarpinato non solo è convinto che i magistrati «debbano» esprimersi sul referendum (perché «è un nostro diritto» e per la futura valenza che la riforma comporta), ma ritiene che la magistratura debba fare politica per combattere le diseguaglianze, che i giudici debbano ritenersi superiori alla sovranità nazionale e alle istituzioni democratiche e che alla magistratura spetti «il ruolo strategico di vigilare sulla lealtà costituzionale delle contingenti maggioranze politiche di governo». E per sostenere queste discutibili tesi, Scarpinato fornisce un’interpretazione, altrettanto discutibile, della vicenda storica, politica ed economica del nostro Paese che riecheggia le tesi di Toni Negri e le categorie interpretative di alcuni dei protagonisti della lotta armata degli anni Settanta. Al punto che, come scrive Pietro Ichino, «il Procuratore palermitano estende la funzione della magistratura (eretta, in pratica, a una sorta di nostrano Consiglio della Rivoluzione) al vaglio delle stesse norme costituzionali che per avventura si pongano in contrasto col principio fondamentale originario da lui enucleato: tra queste egli colloca, per esempio, il nuovo articolo 81 della Costituzione sul pareggio di bilancio, indicato come “frutto di un complesso e sofisticato processo di reingegnerizzazione oligarchica del potere che si delinea a livello sovranazionale”, tendente a “sovrapporre i principi-cardine del liberismo a quelli costituzionali trasfondendo i primi in trattati internazionali e trasferendoli poi nelle costituzioni nazionali”. Avete capito bene: per il Procuratore di Palermo è incostituzionale anche l’articolo 11 della Costituzione che consente la cessione di sovranità, e con esso l’intero processo in atto di integrazione europea» (LA DEMOCRAZIA SECONDO IL PROCURATORE GENERALE DI PALERMO).

Ognuno, si sa, è libero di pensarla come crede, ma Sergio Soave ha ragione: «Se gli argomenti con cui la magistratura, o almeno la parte che si riconosce nelle intemerate di Scarpinato, dispone per contrastare la riforma costituzionale sono questi, bisognerebbe propagandarli anziché tacitarli, perché danno un’impressione chiara di una distorsione, di una pretesa indebita di una casta che si ritiene superiore alla sovranità nazionale e alle istituzioni democratiche ed esercita e teorizza uno strapotere intollerabile» (MAGISTRATI CONTRO LA SOVRANITÀ POPOLARE).

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