Dal 26 gennaio riprenderà al Senato l’esame del ddl sulle unioni civili (ddl 2081 e connessi). Come sanno tutti, la normativa prevista dal ddl Cirinnà riprende pedissequamente la proposta del ‘modello tedesco’ (e cioè unioni civili con stepchild adoption) lanciata alla Leopolda del 2012 e contenuta nella mozione uscita larga vincitrice dal congresso PD del 2013.
Ricevo parecchie mail in questi giorni, tutte uguali, che mi invitano «a riflettere seriamente sulla reale necessità di approvare una Legge “per pochi” che segnerebbe una profonda ferita nella nostra società e che cancellerebbe i valori naturali, culturali e religiosi sui quali si è fondata e si fonda la nostra Nazione, che Lei ha l’onore e l’onere di rappresentare come Senatore» e, quasi sempre, la lettera prosegue così: «Lei sarà chiamato a esprimere un giudizio, e quindi un voto, sul Disegno di Legge sulle Unioni Civili anche tra persone dello stesso sesso e quindi a legittimare o meno l’abominevole pratica dell’utero in affitto, che inevitabilmente sarebbe introdotta attraverso la cosiddetta “stepchild adoption”. E anche nell’ipotesi che la “stepchild adoption” dovesse essere ipocritamente stralciata dal ddl, Lei sa bene che una volta approvata una legge sulle unioni civili, in base al principio di non discriminazione, l’Europa imporrebbe la loro equiparazione a tutti gli effetti al matrimonio naturale tra uomo e donna, con tutte le implicazioni del caso, possibilità di adozione compresa».