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Gorizia e il Gect, un confronto. L’indagine del’Ires.

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Venerdì scorso ho assistito alla presentazione del rapporto statistico di ricerca, realizzato dall’Istituto di Ricerche Economiche e Sociali del Friuli Venezia Giulia e curato da Gianluca Masotti, dal titolo indicativo: «Gorizia e il GECT GO tra innovazione e declino». La presentazione (preceduta dagli interventi del Presidente di Legacoop FVG Enzo Gasparutti e del project manager di SEA Fabrizio Valencic) si è svolta presso lo spazio Magazin della cooperativa sociale Arcobaleno, alla presenza di una variegata platea di uditori in rappresentanza di istituzioni, organismi pubblici, aziende, università, agenzie formative e associazioni non profit.

Il rapporto (disponibile sul sito www.iresfvg.org) evidenzia i risultati finali di un’indagine svolta nell’ambito del progetto SEA – Social Economy Agency, finanziato dall’Unione Europea (programma per la cooperazione transfrontaliera Italia-Slovenia 2007-2013) e compartecipato da quattordici partner pubblici e privati che operano nel territorio italiano e sloveno.

L’indagine valuta la smartness dell’ambiente urbano GECT GO, osservando l’area geografica di Gorizia, Nova Gorica e Šempeter Vrtoiba come un’unica città virtuale di 73.818 abitanti, le cui caratteristiche vengono comparate con quelle di altri quattro città: Trieste, Udine, Lubiana e Koper Capodistria.

Durante l’incontro è stata illustrata la metodologia innovativa di analisi utilizzata dall’IRES FVG, sempre più strategica, a livello europeo, per la programmazione delle politiche di rilancio territoriale. Attraverso sessantacinque indicatori di monitoraggio, lo studio ha confrontato sei diverse dimensioni dello sviluppo cittadino: la competitività economica, il capitale umano, la partecipazione civica e politica, i trasporti, l’ambiente e la qualità dei servizi.

Lubiana e Udine, soprattutto in virtù delle performance imprenditoriali, occupazionali, culturali e creative delle loro popolazioni cittadine, mostrano gli smart city index più elevati e ottengono il primi due posti nel ranking finale dei cinque ambienti urbani confrontati. L’elevata qualità ambientale e dei servizi, invece, assicura il terzo posto al GECT GO, davanti a Koper Capositria e Trieste. Secondo i risultati della ricerca, infatti, il territorio transfrontaliero offre un’alta disponibilità pro-capite di verde pubblico urbano (ville, giardini, piccoli parchi, ecc.), dovuta, in particolare, agli spazi fruibili a Gorizia, ma integrata dalle vaste superfici a vegetazione carsica, boschiva e forestale nella periferia di Nova Gorica (selva di Tarnova e valle di Čepovan). Tali fattori, assieme a una densità demografica contenuta (220 abitanti per km2), contribuiscono al contenimento dei livelli d’inquinamento atmosferico (biossido d’azoto e particolato), caratterizzando la zona confinaria come un ambiente vivibile in cui si può respirare un’aria pulita, socializzare in aree ecologicamente attrezzate e accedere a percorsi di valenza naturale e paesaggistica. Nel GECT GO, inoltre, la speranza di vita alla nascita raggiunge gli 80,8 anni, il tasso di mortalità infantile è limitato (1,8 decessi nel 2012) e le strutture residenziali e semi-residenziali, a confronto con le performance delle altre città, si dimostrano efficaci nella presa in carico dell’utenza anziana e con problematiche di disabilità o non autosufficienza. I cittadini di Gorizia, Nova Gorica e Šempeter Vrtoiba, inoltre, sono relativamente al sicuro dai crimini violenti (omicidi, sequestri di persona, delitti sessuali, ecc.) e da quelli meno gravi (borseggi, scippi, furti, ecc.), mentre l’ospitalità alberghiera, se rapportata al numero di abitanti, si rivela assai diffusa.

Il report dell’IRES FVG, infine, scompone i dati riguardanti i tre Comuni transfrontalieri e realizza un focus analitico sul ruolo peculiare di Gorizia nell’amplificare i punti di forza e le criticità competitive del GECT GO. L’immagine del capoluogo isontino che affiora dai risultati della ricerca è quella di una città sana e pulita sotto il profilo ambientale ed efficiente nell’erogare servizi ai cittadini, ma scarsamente competitiva e ancora impreparata a reinventarsi una vocazione produttiva dopo il crollo della cortina di ferro. Con il venir meno della zona franca e dell’economia di confine, si sono acuiti fortemente i rischi di un progressivo declino socio-economico, statisticamente ben evidenziati, nel confronto con tutte le altre municipalità osservate, dal peggior trend imprenditoriale pluriennale, dalla percentuale molto più contenuta delle aziende attive nell’economia ad alta intensità di conoscenza e nei settori innovativi della cultura e creatività, nonché dalla minor capacità, in rapporto alla dimensione demografica, di attrarre occupazione e nuove competenze professionali. Gorizia mostra altresì il più basso rapporto tra gli abitanti con livello d’istruzione avanzato e la popolazione di età compresa tra 25 e 64 anni, oltreché il minor tasso di partecipazione prescolare agli asili nido e alle scuole dell’infanzia pubbliche e private e la più esigua presenza femminile tra i componenti del Consiglio comunale.

Concentrando il focus comparativo soltanto sulle tre città confinarie, si può inoltre osservare che, rispetto a Nova Gorica e Šempeter-Vrtojba, il capoluogo isontino presenta un più basso coefficiente di imprese attive ogni 1.000 residenti, una quota molto inferiore di aziende innovative nei parchi scientifici e tecnologici, una percentuale più contenuta di studenti, una struttura demografica maggiormente critica a causa dell’alto tasso di invecchiamento e la minor quota di donne tra i candidati alle elezioni comunali. Il focus analitico su Gorizia, in definitiva, mette chiaramente a nudo la precaria identità economica di un centro abitato in cui il 62% dell’occupazione dipende dal terziario pubblico (amministrazione, difesa, assicurazione sociale obbligatoria, istruzione, sanità e assistenza) e i flussi di consumo si dirigono sempre più verso la Slovenia, dove i costi della manodopera e la pressione fiscale risultano inferiori.

Il report di ricerca, al riguardo, sottolinea la necessità di orientare Gorizia e il GECT GO verso la sperimentazione di modelli economici e culturali più attuali, scommettendo su risorse e specializzazioni innovative in grado di caratterizzare due assi cruciali per la guida dei processi di rilancio territoriale: la competitività e il capitale umano e sociale. La vera sfida, per l’area italo-slovena, risiede nella costruzione di una nuova identità produttiva, funzionale a fronteggiare i cambiamenti determinati dal crollo del confine e a sostituire ruoli e stereotipi collettivi lungamente consolidatisi nel tempo, rafforzando le aziende e professionalità potenzialmente più dinamiche ai fini di un nuovo ciclo di sviluppo locale.

Diciamoci la verità: era ora che qualcuno lo dicesse forte e chiaro. E che rimarcasse, con dovizia di dati, le dimensioni che contano davvero: la scarsa competitività, la penuria di imprese innovative e di capitale umano, l’andamento demografico devastante. Su questo dobbiamo determinare una inversione di tendenza. Perché in una prospettiva futura è difficile mantenere una qualità della vita come quella attuale in presenza di criticità così minacciose. Bisognerà tornarci su. Anche perché la discussione sul futuro di Gorizia procede da tempo su un binario sbagliato; e il prevalere del lamento e dei vecchi luoghi comuni, impediscono di mettere a fuoco le sfide che abbiamo di fronte.

GORIZIA E GECT GO: un’analisi comparata di Smartness

Disponibile on line il rapporto di ricerca presentato

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