Informativa del Ministro dell’interno sui fatti accaduti in occasione della manifestazione dei lavoratori dell’azienda AST di Terni e conseguente discussione.

Seduta del 30 ottobre 2014.

 

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sull’informativa del Ministro dell’interno.

È iscritto a parlare il senatore Maran. Ne ha facoltà.

MARAN (SCpI). Signor Presidente, signor Ministro, dico subito, tanto per capirci, che considero la sparata di Susanna Camusso su un Premier del PD insediato dai poteri forti e, in particolare, da Marchionne, un appello allo scontro ideologico contro il nuovo uomo nero, il nuovo spauracchio di quella vecchia sinistra che non può vivere senza il complotto delle forze della reazione in agguato. Non sta scritto da nessuna parte che, se il sindacato non riesce ad influire sulla politica di un Governo (di centrosinistra, in questo caso), quel Governo è, come si diceva nell’Ottocento, un comitato d’affari della borghesia.

Ma c’è qualcosa che non torna nella versione relativa agli scontri al corteo degli operai fornita dalla polizia. Che qualcosa non abbia funzionato nella gestione dell’ordine pubblico è evidente, lo ha riconosciuto lei stesso, signor Ministro, al termine della riunione di ieri nell’incontro con i sindacati, e anche poco fa, quando ha affermato che ieri è stata una brutta giornata per tutti e ha assicurato, giustamente e molto opportunamente, di voler garantire il diritto di manifestare rispettando ogni forma di protesta pacifica.

È importante che l’intesa con i sindacati – il tavolo che lei ha proposto – sia quella di condividere le modalità di tutte le prossime manifestazioni, proprio per garantire al massimo l’espressione della protesta, soprattutto in questo momento di grave crisi per i lavoratori, e la comune volontà di rafforzare gli strumenti di comunicazione perché episodi come quello di ieri non accadano più.

Le riconosco, signor Ministro, lo sforzo – che condividiamo e sosteniamo – per impedire che una scintilla possa appiccare un incendio più vasto. È evidente che c’è stato un eccesso di reazione. I sindacati sostengono di essere stati aggrediti senza alcun motivo, ma se davvero, come invece sostiene la questura, si è trattato di un’azione di contenimento quando gli operai hanno cercato di sfondare il cordone per andare ad occupare la stazione Termini, ciò si deve poter fare con strumenti diversi dai manganelli, con azioni di prevenzione diverse da quella delle botte.

Considero la violenza inammissibile, specie contro chi protesta per difendere il posto di lavoro. Non si trattava di fronteggiare l’esplosione di violenza dei black bloc o dei centri sociali; si trattava della manifestazione sindacale di 500 siderurgici delle acciaierie di Terni in lotta contro la chiusura dello stabilimento.

Che qualcosa non abbia funzionato lo dimostra, poi, il fatto che abbiamo passato tutta la giornata di ieri e anche quella odierna non a discutere di politica industriale, come dovremmo, ma di attribuzione di colpa al Ministro competente, al questore, al poliziotto. Se qualcuno ha sbagliato, bisogna accertare le responsabilità e prendere provvedimenti, ma non bisogna trasformare un doloroso incidente in un’ulteriore fonte di scontro politico, né dobbiamo consentire che si strumentalizzi una crisi industriale.

Il nostro comune obiettivo deve essere quello di risolvere la vertenza delle acciaierie di Terni. Una vertenza che si presenta ancor più complessa di altre. Infatti, oltre agli orientamenti liquidatori dei proprietari tedeschi, si paga il prezzo di regole europee non più al passo con i tempi. In uno scenario di business ormai contrassegnato dall’ascesa delle potenze siderurgiche asiatiche, l’Antitrust di Bruxelles ha impedito la vendita dello stabilimento ai finlandesi, per evitare che assumessero una posizione dominante. Così la fabbrica umbra è tornata a far parte del gruppo ThyssenKrupp, che la considera residuale.

Signor Ministro, il nostro obiettivo, ancora una volta, deve essere anche quello di introdurre le correzioni necessarie ad un sistema paralizzato, senza le quali la condizione di crisi e di stagnazione rischia di cronicizzarsi e di colpire le condizioni reali dei lavoratori. Questa è una prospettiva che noi dobbiamo contrastare. (Applausi dai Gruppi SCpI e PD).