(1637) Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 22 agosto 2014, n. 119, recante disposizioni urgenti in materia di contrasto a fenomeni di illegalità e violenza in occasione di manifestazioni sportive, di riconoscimento della protezione internazionale, nonché per assicurare la funzionalità del Ministero dell’interno. Intervento in dichiarazione di voto.

Seduta del 15 ottobre 2014

 

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione sulla questione di fiducia posta dal Governo. Passiamo alla votazione dell’articolo unico del disegno di legge n.1637, di conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 22 agosto 2014, n. 119, nel testo approvato dalla Camera dei deputati, sull’approvazione del quale il Governo ha posto la questione di fiducia.

MARAN (SCpI) . Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARAN (SCpI) . Signor Presidente, colleghi, nell’ultima stagione calcistica si è assistito ad un aumento esponenziale dei casi di violenza negli stadi: il discutibile personaggio salito alla ribalta delle cronache come «Genny ’a carogna» e la dolorosa scomparsa, il 3 maggio scorso, del giovane Ciro Esposito rappresentano soltanto l’apice di un momento molto difficile attraversato dallo sport più seguito in Italia.

I dati statistici dopo una partita di calcio registrano veri e propri bollettini di guerra e, rispetto alla stagione precedente, le partite con feriti, sia tra gli spettatori che tra le Forze dell’ordine, hanno visto un aumento consistente. Ciò ha comportato l’impiego di un sempre maggiore numero di risorse dedite alla sicurezza, con un incremento che ha superato, in un anno soltanto, una maggiorazione dell’utilizzo delle sole Forze di polizia pari al 14 percento del personale, per un costo complessivo per la collettività, quantificato dal capo della Polizia, nel corso delle audizioni svolte dalle Commissioni riunite affari costituzionali e giustizia, di ben 25 milioni di euro: più o meno quanto costerebbe la costruzione di uno stadio di medie dimensioni e di nuova realizzazione.

A nostro modo di vedere, su questo ultimo punto è necessario fare un approfondimento: la maggior parte degli scontri avviene anche come conseguenza di impianti desueti, fatiscenti, spesso del tutto inadatti a contenere una regolare competizione sportiva. La gran quantità di risorse statali impiegate per far fronte al sempre maggiore impiego di Forze dell’ordine potrebbe essere destinata, diversamente, ad incentivi volti alla realizzazione di stadi più consoni e, una volta tanto, in linea con gli standard europei. Il confronto con stadi come quelli di Dortmund, del Bayern, del Chelsea o del Manchester United, ma anche come quelli delle squadre minori dei principali campionati europei, risulta impietoso.

A differenza di quello che si racconta, le leggi ci sarebbero. Nel 2002, precisamente con l’articolo 90 della legge n. 289 del 2002, è stato istituito un fondo teso al miglioramento o all’acquisto di impianti sportivi, dapprima pensato per le sole società dilettantistiche e poi successivamente allargato anche a tutte le altre società sportive. Quel fondo, con la legge di stabilità dello scorso anno, è stato incrementato di ben 45 milioni di euro e con la medesima legge si prevedevano semplificazioni amministrative per quello che riguarda il rilascio delle autorizzazioni. E sempre nell’ottica di un ammodernamento degli impianti che Scelta civica ha chiesto che parte dei proventi che deriveranno dall’articolo 3, comma 3-ter, cioè quella quota-parte dei ricavi provenienti dalla vendita dei biglietti che le società sportive dovranno versare allo Stato, fosse destinata non soltanto a finanziare gli straordinari delle Forze di polizia, ma anche ad accrescere il fondo per l’ammodernamento degli impianti di cui ho parlato. E` infatti con la prevenzione che si potranno evitare gli spiacevoli eventi a cui siamo stati costretti ad assistere, e impianti rispondenti alle più moderne tecniche di sicurezza potranno senz’altro aiutare in questo senso. Ciò consentirebbe anche alle società sportive e ai loro presidenti di fare una cosa molto semplice: assumersi l’onere di garantire la sicurezza all’interno degli stadi mediante steward pagati dalle stesse società; nella Premier League inglese funziona già così. In altre parole, si potrebbe evitare di limitarsi ad enunciazioni di principio ed agire concretamente, perché è comodo parlare di libertà quando poi sono i poliziotti a prendere le botte ed è il contribuente a pagare le Forze dell’ordine che garantiscono, o provano a farlo, anche facendo qualche volta degli errori, la sicurezza degli stadi. Purtroppo, con i bilanci già in rosso, l’ultima cosa che vorranno fare le società di calcio sarà spendere soldi per la sicurezza, o per stadi più moderni e ospitali, contando sul fatto che il calcio, per parafrasare il celebre detto, non è too big to fail , ma è troppo importante per fallire, e che pertanto il Governo e il Ministro dell’interno continueranno in ogni caso ad inviare le Forze dell’ordine negli stadi.

Si potrebbe concludere che il moral hazard non vale soltanto nel settore bancario, ma l’azzardo continua a valere anche in questa pratica. Si badi che il declino del calcio non e` meno profondo di quello del Paese nel suo complesso. Le cifre parlano chiaro: il pubblico sugli spalti degli stadi cala più del PIL, mediamente ad un ritmo del 5 per cento annuo. Le squadre professionistiche hanno visto, nel giro di sei anni, raddoppiare il proprio debito e ormai si è allargato lo spread tra i ricavi dei nostri club, concentrati quasi unicamente nei diritti TV, e quelli delle squadre inglesi, spagnole e tedesche. E`quindi venuto il momento di una svolta molto secca.

Aggiungo solo due considerazioni per quanto concerne il capitolo dedicato alle misure in materia di protezione internazionale. Anche a questo riguardo, si sarebbe potuto e dovuto (ma su questo, per quanto ci riguarda, torneremo) evitare quello che abbiamo definito il turismo della protezione internazionale. Troppo spesso cittadini extracomunitari si trovano a fare numerose domande in giro per l’Europa al solo fine di ottenere lo status di rifugiato. In molti casi, i soggetti richiedenti la procedura hanno già avviato una medesima domanda anche in un Paese estero, spesso anche con esito negativo. Tali istanze, infatti, provengono per lo più da cittadini rimpatriati ripetutamente nel Paese di origine e che da questo si allontanano nuovamente allo scopo di riformulare una nuova istanza in un altro Stato senza che, peraltro, la medesima sia fondata su alcun motivo degno di diversa valutazione.

In quest’ottica il nostro Gruppo aveva chiesto che il principio internazionale, di diritto comune, del ne bis in idem, fosse applicato anche alla fattispecie suddetta, negando lo status di rifugiato a chi vedeva la propria pratica già pendente in un altro Stato dell’Unione o, ancor peggio, aveva visto già respinta la sua domanda. Questo si può raggiungere solo dotando le diverse commissioni territoriali (finalmente ve ne saranno diverse) per la protezione internazionale, che giustamente il provvedimento del Governo intende aumentare, di banche dati idonee ad effettuare questi controlli.

Superate le criticità che ho cercato di segnalare, il giudizio sul provvedimento da parte nostra rimane comunque positivo, specialmente se ci si riferisce all’ampliamento della misura di DASPO nei confronti di soggetti che, pur non essendo stati condannati ne´ denunciati, risultino aver comunque tenuto condotte violente, la previsione della chiusura del settore ospiti per le partite definite a rischio violenza e l’estensione della disciplina semplificata per gli interventi di adeguamento necessari alla riqualificazione degli stadi, con la speranza che questa volta, davvero, tali interventi possano prendere il via. Ed è con questo auspicio che il Gruppo di Scelta Civica voterà la fiducia. (Applausi dai Gruppi PD e SCpI).