Proposta di revisione della Parte II della Costituzione (ddl cost. n. 1429 e connessi). Intervento sull’articolo 21.

Seduta n. 301 del 06/08/2014

 

PRESIDENTE. Riprendiamo l’esame degli articoli del disegno di legge n. 1429, nel testo proposto dalla Commissione (…) Passiamo all’esame dell’articolo 21, sul quale sono stati presentati emendamenti che invito i presentatori ad illustrare. Sotto questo profilo, siccome stiamo per affrontare l’esame di emendamenti su questioni relative all’elezione diretta del Capo dello Stato e alla forma di Governo, al fine di razionalizzare il dibattito la Presidenza consente l’illustrazione di tutti gli emendamenti riferiti agli articoli 21, 22, 24 e 25, riservandosi poi di pronunciarsi, successivamente all’illustrazione, circa la loro proponibilità (…)

MARAN (SCpI). Signor Presidente, onorevoli senatori, assieme ad un altro gruppo di colleghi, nutro una convinta preferenza per il sistema semipresidenziale francese. Per questo motivo, ho presentato un disegno di legge per introdurre nel nostro ordinamento il sistema francese pari pari: si tratta dell’Atto Senato n. 250, comunicato alla Presidenza del Senato il 21 marzo 2013. Il mio disegno di legge, però, è stato escluso dalla trattazione in Commissione, perché la questione della forma di Governo è stata giudicata estranea alla discussione in corso.

Spiegherò ora molto brevemente perché ritengo preferibile introdurre nel nostro ordinamento il sistema francese. Le sue regole e le sue istituzioni contribuiscono in maniera significativa alla ristrutturazione dei partiti e alle loro modalità di competizione. In Francia, la ristrutturazione dei partiti ha avuto come volano la competizione per la Presidenza della Repubblica. Si tratta di un sistema che sarebbe preferibile, perché ormai la politica presidenziale è parte integrante della scena nazionale: è dal 1993 che eleggiamo direttamente il Governo dei Comuni, delle Province e delle Regioni; pochi mesi fa – com’era scritto nel programma del presidente Letta – avevamo l’ambizione di eleggere direttamente in futuro il Presidente dell’Unione europea. Non si capisce quindi perché l’unico livello che non possiamo eleggere direttamente sia quello nazionale.

Il sistema francese è inoltre preferibile perché la metamorfosi è già avvenuta: non vi sono più l’identificazione e l’appartenenza, nell’ideologia nella morale dei partiti, che possono essere sostituite soltanto dall’esercizio della cittadinanza dello Stato, con la scelta dei cittadini. È dai referendum del 1991-1993 che gli italiani hanno risposto in maniera chiara alla domanda che avevamo loro posto: «Sono i partiti o i cittadini a scegliere il Governo? E questo risponde ai partiti o ai cittadini?». È da allora che utilizziamo le leggi elettorali per rispondere impropriamente a quella domanda.

Aggiungo anche che un luminare come il professor Sartori chiariva che la costruzione di un sistema di premiership sul modello Westminster o come in Germania o in Spagna sfugge largamente alle pretese dell’ingegneria costituzionale, nel senso che funziona in quel modo perché vi sono circostanze favorevoli, come i grandi partiti, che da noi non ci sono più. Un passaggio non graduale, come una terapia d’urto, sarebbe preferibile, secondo uno scienziato come il professor Sartori.

 

Detto tutto questo, però, ritengo che la discussione che stiamo portando avanti sia francamente inammissibile: non è possibile che il mio disegno di legge non sia stato discusso né sia stato possibile affrontare la questione della forma di Governo, perché esclusa, mentre oggi surrettiziamente, con qualche emendamento, si pensa d’introdurre una questione che dovrebbe rifare completamente l’architettura dello Stato. Per quanto mi riguarda, la questione è rapidamente risolta: o si sarebbe dovuto discutere anche la mia proposta di legge o non si possono discutere gli emendamenti. (Applausi dal Gruppo PD e del senatore Ichino).