Proposta di revisione della Parte II della Costituzione (ddl cost. n. 1429 e connessi). Interventi sull’art. 2.

Seduta n. 297 del 01/08/2014

 

PRESIDENTE. Passiamo all’esame dell’articolo 2 (…) Invito quindi i presentatori ad illustrare gli emendamenti presentati all’articolo 2. (Molti senatori del Gruppo M5S escono dall’Aula).

 MARAN (SCpI). Ci sono molti nodi per comporre un’Assemblea delle autonomie, una Camera delle Regioni. Non è vero, come si è raccontato, che la seconda Camera debba essere per forza elettiva. Nella maggioranza delle esperienze europee non lo è. La proposta in discussione prende la strada della differenziazione sul modello del Bundesrat austriaco, che è diverso da quello tedesco.

Personalmente ritengo – l’ho sostenuto nel corso della discussione anche in Commissione – che il modello più sensato sia il sistema federalista tedesco, nel quale la seconda Camera non è elettiva ed è formata dai rappresentanti dei Governi regionali. Il disegno è coerente perché la legge fondamentale precisa che tanto i partiti, attraverso il Parlamento e i loro parlamentari al Bundestag, quanto i Länder, le Regioni, grazie ai componenti degli esecutivi dei Governi regionali – l’espressione della Costituzione tedesca la dice tutta – collaborano insieme alla realizzazione della politica tedesca a livello federale. Non è vero, quindi, che nei due rami si rappresenta la Nazione: da una parte ci sono i rappresentanti della federazione, dall’altra i rappresentanti delle Regioni. In un assetto propriamente federale o regionale, quindi, la funzione che deve rivestire la seconda Camera è chiara: non è soltanto una Camera di riflessione rispetto alle deliberazioni assunte dal primo ramo del Parlamento, ma è soprattutto luogo di rappresentanza nel processo decisionale della federazione o del sistema decentrato degli enti territoriali che compongono tale sistema. Non è un caso, infatti, che in Germania la seconda Camera non sia organizzata in Gruppi parlamentari, come invece l’altra. Se vogliamo far funzionare davvero un sistema regionale bisogna evitare di riproporre anche nella seconda Camera le stesse contrapposizioni che dipendono dall’influenza delle appartenenze politiche, che caratterizzano, ovviamente, la quotidianità del ramo direttamente elettivo del Parlamento. Se così fosse, infatti si finirebbe per snaturare il Senato in un improprio strumento di opposizione alla linea politica della maggioranza parlamentare, più probabile nell’eventualità in cui l’orientamento prevalente nella seconda Camera risultasse di segno diverso da quello rappresentato nella prima. È questo che il sistema tedesco cerca di evitare. Se così fosse, infatti, a farne le spese sarebbe proprio l’assetto regionalistico e federale dell’organizzazione statuale.

Prendo atto che nel testo proposto dalla Commissione la differenziazione che viene scelta si rifà al modello austriaco e, quindi, ai Consigli regionali. Il rischio è che si favoriscano le fratture dei partiti politici, tipiche della prima Camera, e non la frattura territoriale che è garantita con la rappresentanza di governi. L’emendamento che ho presentato (2.0.2) cerca non soltanto di riproporre la discussione nei suoi giusti termini, ma anche di suggerire l’adozione di un meccanismo di voto, adottato nel Bundesrat, che è il voto unitario per delegazione regionale. Proprio perché quello che importa è la rappresentanza delle Regioni nel processo decisionale della federazione o del sistema regionale, ogni Regione decide come votare nell’Assemblea ed esprime i suoi voti in modo unitario. Ciò significa che il voto della Regione è dichiarato a pacchetto da un portavoce, scelto di volta in volta dai diversi rappresentanti, secondo un modello che, in linea di principio, non è molto diverso da quello usato nel Consiglio dell’Unione europea. Naturalmente e conseguentemente, se tutti i componenti del Senato delle autonomie (o del Bundesrat, come preferite) sono eletti dai territori e dalle Regioni, e rappresentano i territori e le Regioni e non direttamente la Nazione, non avrebbe senso vietare il vincolo di mandato.

Questo per dire che un sistema regionale decentrato è un sistema coerente, che si regge su una differenziazione, ed è questo che noi dovremmo cercare di proporre.

Non è vero, infatti, che la democrazia è quella che noi abbiamo sperimentato in passato, nel corso della prima Repubblica, o non è. Se noi vogliamo completare e migliorare la riforma del Titolo V, dobbiamo dotarci di una Camera di rappresentanza dei territori. Il modello che ho proposto, a mio modo di vedere, consente a un sistema territoriale di funzionare nel modo migliore.

 Passiamo alla votazione dell’emendamento 2.1360.

MARAN (SCpI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARAN (SCpI). Signor Presidente, poco fa ho illustrato un emendamento che riguarda il voto unitario, caratteristica tipica del meccanismo di funzionamento del Bundesrat, ma cerco rapidamente di elencare i punti. Intanto non è in pericolo la democrazia; non si tratta di questo. Ci sono molti modi diversi per comporre la seconda Camera, che di regola in Europa non è elettiva perché è composta dalle Regioni e dagli enti territoriali. L’elettività non è quindi una regola. Io avrei preferito il modello tedesco ‑ ci torno rapidamente – perché lì la seconda Camera è formata dai rappresentanti dei Governi. La legge fondamentale precisa che tanto i partiti attraverso i parlamentari del Bundestag quanto le Regioni, i Länder, nel Bundesrat, collaborano. La Costituzione tedesca è esplicita nel meccanismo di funzionamento perché usa il termine mitwirken, collaborare, lavorare insieme, alla realizzazione della politica federale tedesca. Questo è il meccanismo.

Noi abbiamo scelto la differenziazione del modello del Bundesrat austriaco, che a me convince meno. In Austria il Bundesrat è composto dai Consigli regionali. Io ritengo preferibile la soluzione dei Governi perché consente di evitare che la seconda Camera, la Camera regionale, venga composta di nuovo attraverso i partiti e che la frattura sia sempre la stessa. Infatti, non per caso, nel Bundesrat non ci sono i Gruppi parlamentari. Potremmo ovviare – lo dico subito – non riproponendo il modello del senatore Chiti – cui ci lega, anch’io confermo, un lungo dibattito sul merito – che è quello sostanzialmente spagnolo della contestualità, perché è quello che funziona meno e anche in Spagna è integrato dai rappresentanti delle varie comunità. Ritengo che – c’è un emendamento che abbiamo presentato per chi volesse sostenerlo – si potrebbe introdurre, proprio per forzare la regionalizzazione, il modello del voto unitario come avviene nel Bundesrat: si vota a pacchetto e le delegazioni regionali comunque composte votano esprimendo un voto. Questo consentirebbe, ancora una volta, di differenziare da una parte i partiti attraverso i parlamentari e dall’altra i territori. Sul merito di tutta questa discussione non drammatizzo perché la riforma non è un atto; è un processo. Noi interverremo molte volte correggendo: la Germania – l’ho detto molte volte – è intervenuta dal dopoguerra al 2002 con 51 modifiche costituzionali. La modifica avviata nel 2006 che ha regolato i rapporti tra i Länder e la federazione ha interessato 25 articoli della legge fonadamentale. Noi che non siamo tedeschi interverremo 60 volte. È un processo che abbiamo avviato in maniera evidente con la riforma del Titolo V del 2001 e al quale dovremo concorrere con ritocchi successivi. È importante andare nella direzione giusta e credo che la differenziazione che stiamo attuando vada in quella direzione. (Applausi dai Gruppi SCpI e PD).